La terapia familiare è quel trattamento che tende a modificare la relazione e la comunicazione tra i componenti del nucleo familiare, al fine di migliorarne il funzionamento e la qualità della vita di ogni singolo membro.
La famiglia è letta come un campo, un sistema, che ha una sua vita, sue abitudini e sue modalità di esprimersi e non può essere considerato una semplice somma delle parti.
E’ consigliabile una terapia familiare quando il disagio riguarda l’intero nucleo, ad esempio quando è presente una elevata conflittualità, o anche quando più membri della famiglia mostrano sintomi psichici, somatici o comportamentali.
E’ consigliabile anche quando il disagio è di un solo componente familiare: adulto, adolescente o bambino che si riflette e mette in crisi l’equilibrio e l’assetto di tutto il sistema familiare.
Il trattamento terapeutico familiare è volto a diminuire il disagio, analizzando, comprendendo e intervenendo sulle modalità comunicative e relazionali disfunzionali verbali e non verbali, messe in atto dai singoli membri della famiglia, cercando e orientando ciascun membro a mettere in atto altre modalità comunicative, per giungere ad un nuovo equilibrio e benessere di ciascun membro e di tutta la famiglia.
Esistono oggi vari metodi ed orientamenti della psicoterapia familiare.
Le terapie sistemico-relazionali si diffusero negli anni ’50 negli Stati Uniti e svilupparono per prime la pratica terapeutica della terapia familiare.
Gregory Bateson e D. D. Jackson insieme al gruppo di ricerca del Mental Research Institute, di Palo Alto, formularono nuovi costrutti e nuove tesi derivanti dalla teoria dei sistemi e dalla cibernetica, come la casualità circolare.
Attraverso ricerche e studi compresero che la famiglia è il primo contesto esperienziale dove il sintomo si manifesta, assume una funzione precisa ed un significato particolare. Il sintomo è considerato non più come espressione dell’individuo ma mette in luce la disfunzione di tutto il sistema familiare.
In psicoterapia familiare sistemico-relazionale, si passa dall’intrapsichico al relazionale, dall’analisi del passato alle regole che governano il qui e ora.
La terapia viene quindi intesa come uno studio attento della comunicazione interpersonale che può modificare il sistema relazionale disfunzionale.
E’ nella famiglia pertanto che le sintomatologie possono essere curate e perdere la loro forza, trasformandosi in nuove modalità di comunicazione.
Nacquero poi altri modelli d’intervento sia di derivazione psicoanalitica ad esempio in Inghilterra, attraverso la Tavistock Clinic, e in Francia, sia di derivazione comportamentista.
Questa pratica ha preso oggi sempre maggiore validità ed energia in molte prassi terapeutiche.
La durata del trattamento è in relazione al diverso metodo utilizzato e solitamente le sedute hanno una cadenza quindicinale.
In genere, nel lavoro terapeutico è coinvolto il nucleo familiare convivente. Nel caso di famiglie ricostituite o nel proseguo del trattamento, è possibile aprire l’invito anche ad altri familiari.
Nell’approccio psicocorporeo la famiglia è considerata un biosistema.
Nel lavoro terapeutico vengono osservati, oltre agli aspetti relazionali e intrapsichici, le modalità comunicative ed espressive verbali e corporee di ciascun componente e di tutto il nucleo familiare.
Il linguaggio del corpo spesso facilita la comunicazione e sostiene la trasformazione soprattutto se sono presenti bambini.
Insieme ad altri colleghi dell’Istituto Reich ho sistematizzato l’approccio clinico del Parenting the Parents, rivolto a famiglie in crisi nel primo anno di vita del bambino.
Articolo a cura della
Dr.ssa Dott.ssa Francesca Zoppi
Psicologa Psicoterapeuta a Roma e Nettuno
Psicologa Psicoterapeuta
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Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Lazio col n. 17319 dal 20/10/2009