Il rapporto col cibo è il centro permanete intorno a cui ruota la vita delle persone con disturbi alimentari, condizionandola costantemente ed inficiando il benessere individuale e delle persone vicine.
I disturbi dell’alimentazione comprendono le disfunzioni del comportamento alimentare e/o i comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo.
Tali comportamenti danneggiano in modo significativo la salute fisica e il funzionamento psicologico e non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta.
Nella classificazione dei disturbi alimentari rientrano: l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e i disturbi da alimentazione incontrollata.
Il cibo, sin dall’inizio dell’umanità, ha un forte valore simbolico, affettivo ed emozionale. In tutte le società umane il cibo non è mai trattato solo razionalmente rispetto agli aspetti biologici-nutritivi, disponibilità ed economicità.
Ogni cultura e nazione poi ha le sue abitudini e tradizioni alimentari nella quale convergono ideologie, credenze religiose, disponibilità del territorio, clima e altro ancora.
Ogni famiglia e ogni ambiente sociale ha poi le proprie abitudini familiari in relazione alla qualità, quantità e modalità di consumo del cibo.
Le prime esperienze di vita in relazione all’alimentazione hanno effetti profondi e duraturi su ognuno di noi, sia sulle caratteristiche mentali ed emotive, ma anche sulle caratteristiche anatomiche, fisiologiche e metaboliche dell’adulto.
Fin dalla vita prenatale (alimentazione feto-placenta) e neonatale (allattamento-svezzamento) il cibo è collegato all’esperienza e alla comunicazione con se stessi e con l’altro.
Il comportamento alimentare è soggetto ad alcuni disturbi, in parte inquadrati in maniera precisa, come l’anoressia, la bulimia e l’obesità, in parte ancora poco conosciuti e descritti.
Nei disturbi alimentari non si riscontra tanto la scarsa volontà o motivazione a seguire delle diete appropriate, ma piuttosto l’incontrollabilità del comportamento di ricerca o evitamento del cibo.
Esperienze precoci difficili possono aver generato l’incapacità di riconoscere le sensazioni di fame e sazietà, confondendole con altre tensioni emotive suscitate dai più svariati conflitti e problemi. Col passere del tempo questa difficoltà diviene incapacità di distinguere le sensazioni corporee.
I disturbi del comportamento alimentare possono essere un modo per esprimere la propria sofferenza interna.
Fare a meno del cibo nell’anoressia, ad esempio, può essere un modo per dimostrare autonomia e autosufficienza.
Nell’obesità il cibo potrebbe riempire e consolare da quelle sensazioni di difficoltà, di solitudine e di vuoto. Nella bulimia spesso ci si riempie continuamente per fronteggiare momenti di forte stress o in relazione a momenti di scompenso emotivo.
Articolo a cura della
Dr.ssa Dott.ssa Francesca Zoppi
Psicologa Psicoterapeuta a Roma e Nettuno
Psicologa Psicoterapeuta
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Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Lazio col n. 17319 dal 20/10/2009